
Il 1° febbraio è l'ultimo giorno per presentare le candidature per il Premio Nobel per la pace. Le tre arzille vecchiette che nella foto accudiscono e danno il biberon ad un neonato siriano fanno parte del gran numero di abitanti delle isole greche di Lesbos, Chios, Samos, Leros, Rodi e Kos che, con umanità e spirito di sacrificio, si prendono quotidianamente cura delle centinaia di migliaia di profughi che stanno approdando in Grecia e in Europa passando per queste isole del mar Egeo.
Se le istituzioni e i governi europei stanno facendo ben poco per dare accoglienza ai migranti provenienti da Paesi in guerra o nella massima povertà arrivando a minacciare la chiusura delle frontiere con il blocco del trattato di Schengen o, addirittura, a confiscare ai profughi danaro e oggetti di valore come nel caso della Danimarca, gli abitanti delle isole greche hanno risposto con spirito di solidarietà rischiando le proprie vite per salvare uomini, donne e bambini arrivati dal mare con i barconi, dando loro riparo, sostenendoli con cibo e vestiti, e curando feriti e malati.
La candidatura è stata pensata da un gruppo di accademici delle università di Harvard, Princeton, Cornell, Oxford e Copenaghen con il supporto di illustri intellettuali, rettori di università, professori di scienze sociali, storia, filosofia e teologia, e direttori di istituti di ricerca sulla pace. Il governo greco, nella persona del ministro per l'immigrazione Ioannis Mouzalas, ha già dato tutto l’appoggio necessario per l’iniziativa.
Sul sito Avaaz un architetto di Creta, Alkmini Papadaki, ha creato una petizione per sostenere la candidatura delle isole greche al Premio Nobel per la pace: al momento ci sono 350.000 firme ma l’obiettivo è di raggiungere, entro il 1° febbraio, la quota di 500.000 firme. ISOLE-GRECHE, ovviamente, sostiene l’iniziativa e ti chiede di firmare la petizione sul sito Avaaz inserendo solo pochi dati. Gli abitanti delle isole greche, gente semplice e genuina, malgrado il loro paese sia in crisi economica, dimostrano ancora una volta che i loro valori di solidarietà e di accoglienza non saranno mai in crisi.
Firma la petizione su Avaaz.org
Se le istituzioni e i governi europei stanno facendo ben poco per dare accoglienza ai migranti provenienti da Paesi in guerra o nella massima povertà arrivando a minacciare la chiusura delle frontiere con il blocco del trattato di Schengen o, addirittura, a confiscare ai profughi danaro e oggetti di valore come nel caso della Danimarca, gli abitanti delle isole greche hanno risposto con spirito di solidarietà rischiando le proprie vite per salvare uomini, donne e bambini arrivati dal mare con i barconi, dando loro riparo, sostenendoli con cibo e vestiti, e curando feriti e malati.
La candidatura è stata pensata da un gruppo di accademici delle università di Harvard, Princeton, Cornell, Oxford e Copenaghen con il supporto di illustri intellettuali, rettori di università, professori di scienze sociali, storia, filosofia e teologia, e direttori di istituti di ricerca sulla pace. Il governo greco, nella persona del ministro per l'immigrazione Ioannis Mouzalas, ha già dato tutto l’appoggio necessario per l’iniziativa.
Sul sito Avaaz un architetto di Creta, Alkmini Papadaki, ha creato una petizione per sostenere la candidatura delle isole greche al Premio Nobel per la pace: al momento ci sono 350.000 firme ma l’obiettivo è di raggiungere, entro il 1° febbraio, la quota di 500.000 firme. ISOLE-GRECHE, ovviamente, sostiene l’iniziativa e ti chiede di firmare la petizione sul sito Avaaz inserendo solo pochi dati. Gli abitanti delle isole greche, gente semplice e genuina, malgrado il loro paese sia in crisi economica, dimostrano ancora una volta che i loro valori di solidarietà e di accoglienza non saranno mai in crisi.
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